Il DNA ambientale: il codice a barre della biodiversità
Identificare le specie rare e descrivere la biodiversità negli ecosistemi acquatici
Studiare la biodiversità presente in un ambiente prevede l’uso di metodiche costose sia in termini di tempo che da un punto di vista economico. Inoltre le tecniche utilizzate tradizionalmente per il biomonitoraggio non consentono di identificare le specie poco abbondanti o rare. Già da diversi anni è stato dimostrato che il DNA permane nell’ambiente e tecniche biomolecolari all’avanguardia consentono di descrivere la biodiversità presente in un ambiente utilizzando il DNA rilasciato dalle specie presenti. Questo DNA è usato come un codice a barre per identificare le specie presenti e quindi monitorare le specie di particolare interesse, come le specie rare, ed evidenziarne tempestivamente l’arrivo di nuove.
Giulia Riccioni, CRI, Fondazione Edmund Mach