Se non tutto è perduto – La nuova vita degli scarti alimentari
Progetto fotografico a cura di Enrico Doria, all’interno del progetto PHYVER
L’economia circolare è un modello economico basato sulla condivisione, il riutilizzo, il riciclo e il riparo di materiali e prodotti esistenti. Si tratta di un’economia a ciclo chiuso, pensata per potersi rigenerare da sola: un modello basato sulla circolarità, ossia sulla possibilità di limitare al massimo l’apporto di materia ed energia in ingresso, nonché di minimizzare scarti e perdite, in ogni fase del processo.
In Europa, nel 2010, sono stati prodotti 2.7 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui solo il 40% è stato riutilizzato, riciclato o compostato. Un modello economico circolare invece riduce l’utilizzo di nuovi materiali di partenza in favore di risorse recuperate dai prodotti scartati attraverso riciclo e riutilizzo. Questo offre numerosi vantaggi: riduce l’emissione dei gas serra attraverso una migliore gestione dei rifiuti, favorisce un minor uso di risorse durante la produzione (come acqua, energia, terra e altri materiali), limita i problemi associati alla fornitura di materie prime tra cui la volatilità dei prezzi, la disponibilità, la dipendenza di approvvigionamento da parte di altri Paesi.
Il 15% dei rifiuti alimentari proviene dalla produzione e conservazione di frutta e verdura. Per molti anni questi scarti sono stati usati come mangimi per animali, depositati e smaltiti in discarica o sottoposti a compostaggio industriale. In Italia, i rifiuti generati dalla sola industria alimentare corrispondono a circa due milioni di tonnellate di cibo ogni anno, una quantità elevatissima che sarebbe sufficienti per soddisfare le esigenze nutrizionali di moltissime popolazioni nel mondo che soffrono di carenze alimentari.
In questo progetto fotografico viene documentata la grande quantità di rifiuti che vengono prodotti durante la filiera di produzione di “imbustati” vegetali in Italia e della loro nuova vita nell’ottica di economia circolare. Gli “scarti” non sono perduti, ma vengono raccolti e trasportati in impianti di produzione di biogas e trasformati in energia elettrica, oppure ancora utilizzati come fonte di estrazione di composti bioattivi da impiegare nell’industria alimentare o cosmetica, ad esempio; il tutto nel pieno rispetto dei principi dell’economia circolare. Il riutilizzo degli scarti della filiera agro-industriale contribuisce dunque a rendere più sostenibile l’eccessivo sfruttamento delle risorse agricole da parte dei paesi più ricchi, in contrapposizione alle carenze e all’inadeguatezza dei sistemi agricoli di paesi in via di sviluppo.