Il nostro amato sole costituisce una fonte di energia pulita, inesauribile e rinnovabile. Ma come fare a sfruttare questo enorme potenziale? I primi passi compiuti dalla scienza in questa direzione risalgono al XIX secolo con la scoperta dell’effetto fotovoltaico. Fu grazie all’osservazione che alcuni materiali, esposti alla radiazione luminosa, erano in grado di “convertire” la luce incidente in corrente elettrica che iniziò lo studio su quella che oggi comunemente indichiamo come energia solare.
L’acquisita consapevolezza che adoperarsi per un presente più pulito e sostenibile è la chiave per costruire un futuro migliore, ha portato al sempre maggiore ricorso a fonti di energia alternative. In quest’ambito, il fotovoltaico costituisce sicuramente una valida scelta. La promessa di una possibile produzione su larga scala di dispositivi fotovoltaici flessibili ed economici, anche se dotati di una minore efficienza rispetto ai classici dispositivi basati sul silicio, ha fatto sì che si cominciasse a sviluppare il cosiddetto fotovoltaico organico, in cui i semiconduttori inorganici vengono rimpiazzati da composti e polimeri a base di carbonio. Il gruppo di ricerca NHL (NanoHybrid Lab) ha tra i suoi obiettivi la sintesi di nuovi materiali polimerici in grado di migliorare l’affinità tra i componenti delle celle solari organiche con lo scopo di aumentarne sia la vita che le prestazioni.
Organizzatore
L’Università degli Studi di Palermo, fondata nel 1806, con i suoi oltre 40000 iscritti è uno degli 11 mega Atenei italiani.