Possiamo usare linee cellulari umane e piccoli organismi marini per studiare gli eventuali effetti dannosi degli inquinanti ambientali sulla salute dell’uomo e dell’ecosistema?

Le linee cellulari umane immortalizzate costituiscono un sistema modello in vitro, molto utile per studiare gli effetti che gli inquinanti ambientali possono avere sui diversi tipi cellulari del nostro organismo come, ad esempio, le cellule coinvolte nella risposta immunitaria innata e adattativa. Tra le linee cellulari maggiormente utilizzate per questi studi, definiti di immunotossicità, ci sono le linee cellulari di macrofagi (es. THP-1), i macrofagi sono infatti cellule molto plastiche, capaci di svolgere più funzioni nella risposta innata, in quella adattativa e nell’omeostasi di organi e tessuti.  Grazie all’utilizzo di queste colture e alle tecniche di biologia cellulare e molecolare, è possibile valutare le concentrazioni di queste sostanze che risultano tossiche per le cellule, determinando per esempio fenomeni di lisi cellulare, compromettendo la respirazione cellulare, alterando il normale ciclo vitale della cellula o ancora determinando danni al DNA (saggi di genotossicità), che possono causare necrosi o morte cellulare programmata. Il Riccio di Mare è un ottimo sistema modello per studiare l’effetto di sostanze naturali o sintetiche sullo sviluppo embrionale degli organismi viventi. Grazie a tecniche di laboratorio e alla possibilità di tenere in coltura gli embrioni di questo piccolo organismo marino, è possibile analizzare come l’esposizione a concentrazioni crescenti di inquinanti ambientali possa compromettere il normale sviluppo dell’embrione. Gli eventuali cambiamenti morfologici, indotti dall’inquinante, possono essere correlati a specifici meccanismi molecolari alterati dalla sostanza stessa, in una relazione di CAUSA-EFFETTO. Questa peculiarità dell’embrione di riccio di mare lo rende anche un BUON INDICATORE dello stato di «SALUTE» delle acque marine.